Chi è che viene considerato il padre del manifesto pubblicitario, così come noi lo conosciamo oggi?

Certamente l’artista e pubblicitario francese Jules Chéret, nato a Parigi nel 1836 e morto a Nizza nel 1932, considerato il padre del moderno manifesto pubblicitario. Più di mille sono i progetti e i bozzetti che l’artista ha realizzato, privilegiando l’immagine femminile per rendere più efficace il messaggio e la litografia come tecnica realizzativa.

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Figlio di un tipografo, Jules Chéret impara l’arte tipografica sin dall’età di 13 anni. Amante della pittura del Tiepolo e di Turner, che ammira e studia assiduamente sin da ragazzo frequentando il Louvre nel tempo libero, affina la sua eclettica tecnica pittorica dapprima iscrivendosi all’École National de Dessin – dove, sotto la guida di Horace Lecoq de Boisbaudran, apprende tra l’altro la tecnica del disegno a memoria, ovvero riproducendo immagini rievocate mentalmente, e delle figure in movimento – e poi disegnando soprattutto per musicisti e teatranti.

Uno dei suoi primi lavori lo realizza per il compositore Jacques Offenbach, il quale gli chiede di realizzare il manifesto per l’opera Orphée aux Enfers, e da lì prende le mosse la sua grande carriera di pubblicitario e cartellonista, in una Parigi effervescente, ricca di cultura e animata da artisti straordinari.

Chéret è considerato anche l’artista che diede sviluppo alla tecnica della cromolitografia, escogitando una nuova modalità, consistente nella realizzazione di un bozzetto su carta, composto da un disegno ben marcato a toni piatti e l’impiego colori primari (rosso, giallo, blu). Questo disegno veniva poi realizzato su una pietra per ciascuno dei colori primari, con l’aggiunta di una pietra per i colori trasparenti. Infine, avveniva la stampa sulla carta impressa dalle quattro pietre.

L’arte e la particolarità di Chéret consisteva nell’intervenire in questi passaggi eliminando neri, sbavature, macchie e creando più livelli di colore in modo da dar vita a piani fluttuanti. Così Chéret riusciva ad ammorbidire i profili e a edulcorare gli effetti, così come spruzzava sulla pietra particelle finissime di pigmento di vari colori e le mescolava e il risultato era rappresentato da una densità cromatica più raffinata, ottenendo nei suoi manifesti e cartelloni pubblicitare degli effetti pittorici fino ad allora considerati impraticabili con la tecnica della litografia a colori.

Le maggiori opere di Chéret sono oggi custodite nel Musée des Beaux-Arts “Jules Chéret”, a Nizza.

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