Forse il volantino più famoso fu quello che il 9 agosto del 1918 Gabriele D’Annunzio, a capo di una squadriglia dell’aviazione italiana, lanciò in 50 mila copia volando sopra Vienna, con una provocatoria esortazione alla resa degli austriaci.

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Ma pochi sanno che quel volantino, scritto da D’Annunzio, venne ritenuto poco efficace e soprattutto non traducibile in tedesco, per cui fu redatto e stampato un secondo volantino, scritto da Ugo Ojetti e tradotto in tedesco, certamente scritto in modo più esplicito e meno poetico, così da renderlo immediatamente comprensibile. Ne vennero lanciate così 350 mila copie.

Il volo su Vienna dello stormo italiano guidato da D’Annunzio, pur essendo militarmente inoffensivo, ebbe una vastissima eco sia in Italia che all’estero e contribuì a mettere in cattiva luce l’Impero asburgico presso la sua stessa popolazione. La stampa austriaca accolse favorevolmente l’«incursione inerme», come la definì, degli aerei italiani.

Uno dei principali giornali, il Frankfurter Zeitung, mosse una critica aspra «non contro gl’Italiani, ma contro le autorità, a cui i Viennesi devono gratitudine per la visita degli aviatori. La popolazione non fu avvisata prima, e non fu dato l’allarme quando gli aviatori arrivarono. Non occorre dire quale catastrofe poteva accadere se, invece di proclami, avessero gettato bombe. Non si comprende come abbiano varcato centinaia di chilometri senza essere avvistati dalle stazioni di osservazione austriache».

Mentre invece un altro giornale austriaco, l’Arbeiter Zeitung, pose una provocatoria domanda: «Dove sono i nostri D’Annunzio?»

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